Dietro la maschera presente su diverse etichette di questa cantina di Lapio ci sono due storie. La prima riguarda la maschera stessa, ritrovata durante i lavori che hanno portato oggi alla costruzione di una cantina di piccole dimensioni, ma di grandi aspirazioni. La seconda ha che vedere con il fatto che dietro questa maschera ci sono in realtà i volti e le idee di Edoardo e Adolfo, padre e figlio, venuti qui nel 2009 da Napoli per produrre grandi vini, grazie alle varietà classiche del territorio. L’azienda Scuotto ricava le uve per le proprie etichette da alcuni dei cru più acclamati della zona. Da Santa Paolina arrivano le uve di varietà Greco, da Paternopoli l’Aglianico, da Benevento la Falanghina e infine da Lapio i grappoli di Fiano. Qui in generale potremmo dire che l’acciaio è il materiale utilizzato per i vini d’entrata, mentre per l’alto di gamma, rappresentato dal cru che dà vita all’Aglianico chiamato Stilla Maris, è il legno a farla da padrone. Tutto questo ovviamente senza eccessi, visto che la permanenza in barrique per il vino di punta della cantina non si prolunga mai oltre l’anno.