Sylvmann

ITALIA,SARDEGNA

 

Il cognome, sebbene di origine austriaca, ha un grosso peso nell’enologia italiana, Silvio J. dopo aver ceduto la maggioranza della sua storica azienda non chiude in assoluto con il vino ritornando nel Brda, di fatto Collio sloveno, zona da cui i suoi avi si erano spostati per insediarsi poi in Italia dopo la Prima Guerra Mondiale.

Questa zona slovena, tanto vocata alla coltura della frutta nonché alla viticoltura collinare, in cui regnava l’Impero austro-ungarico, se ne frega dei confini politici per cui le viti di Silvio anche qui affondano le loro radici nella ponca, in Slovenia chiamata opoka, terreno che crea una particolarità geologica caratterizzante il territorio del confine italo-sloveno.

La nuova azienda Sylvmann è partita piano, quasi sottovoce, con una decina di ettari che con il tempo si sono triplicati arrivando ai circa 30 ettari attuali, dedicandosi ai vitigni quali la Rebula, il Savignonasse (Tocai) e la Malvasia Istriana.

In cantina la scelta è quella di utilizzare un solo materiale dalla fermentazione all’affinamento, l’anfora, così da lasciare intatto il patrimonio aromatico e gustativo che questi vigneti autoctoni portano con sé tramite le lunghe macerazioni sulle bucce.

 

 

Vermut WerSant

Tutti ormai al momento dell’aperitivo vedono rosso, forse perché in fase di miscelazione spopola molto più il vermut rosso che il vermut bianco, che ha vita a sé ma non la medesima fama del rosso.

Come in geometria per avere forma e soprattutto altezza, nel senso di regalità, serve una base.

Per il vermut la base è il vino che sia bianco o rosso.

Silvio J. ha deciso di partire dal giallo dorato intenso, quasi orange, dei suoi vini macerati.

Non è una via di mezzo tra bianco e rosso ma una scelta enologica ben precisa frutto di una ricetta unica.

Nulla di strano, solo la semplice giustapposizione di diversi fattori tra terreni unici ( la ponca ) e vitigni autoctoni ( Rebula ) dei quali i vini vengono sottoposti a lunghe macerazioni sulle bucce esclusivamente in anfora fino ad alcuni mesi.

Oltre al vino la ricetta prevede l’aggiunta di 17 botaniche tra cui l’immancabile assenzio, erbe mediterranee come la salvia e il rosmarino, spezie come il cardamomo e il chiodo di garofano, erbe come il tarassaco e la genziana e frutta come l’arancio amaro.

Il carattere di questo elisir deriva come detto in primo luogo dal vino che origina un assaggio mai banale, mai pallidamente bianco.

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